Lavori in corso!!!!

Mi scuso con tutti i lettori e gli allievi, ma l’inizio di questo 2018 è stato quanto mai ricco di avvenimenti e quindi siamo stati travolti…. ma presto tutta la cronistoria arriverà e anche qualche estratto dai nuovi lavori Ziran!

Approfitto per ringraziare tutti i ragazzi della scuola che stanno crescendo e impegnandosi per rendere la nostra attività brillante e piacevole. Un team composto da Fabrizio Contini, Sergio Uzzo, Simona Langeri, Luigi Zanini ed altri amici e amiche dall’Italia, insieme al nutrito team di Enrico Colmi, salperanno per la Scozia il 6 luglio per il 23mo TAI CHI CALEDONIA.

Prima di Calli sarò presente a Venezia ad AQUAVENICE con gli amici del CRT, un altro bel momento di condivisione, lavoro e star bene tutti insieme in un piacevolissimo contesto.

Ad ottobre, se tutto va bene, avremo il secondo MEETING ANNUALE ZIRAN nella cornice del Maggiociondolo sul monte Summano e con l’occasione avremo diverse novità e cose belle da condividere.

E poi un nuovo libro, che ormai mi accompagna da quasi tre anni ….

A prestissimo!

Luigi

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2. Forum Europeo di Taijiquan – Hannover (DE)

Countdown ormai partito per il secondo Forum di Taijiquan di Hannover, dall’8 al 10 settembre 2017, creato dal maestro Nils Klug, allievo del maestro William C.C. Chen, e noto organizzatore del “Push Hands Treffen” che ormai da 17 anni coinvolge praticanti di Taijiquan e appassioni di stili interni da tutta Europa e oltre. Per tre giorni sarò immerso nella pratica e saranno giornate intense.

Domani sera alle 20 si decolla da Venezia per raggiungere Hannover, e venerdì mattina siamo di Qigong, a frequentare qualche corso di amici e colleghi, e poi di insegnamento per tre ore nel pomeriggio. Il tema di quest’anno è lo Yangshen, il nutrire il principio vitale, e vedrò di presentare i principi del Baguazhang Yangshengong nel modo migliore. Sono fresco di studi alchemici e di medicina tradizionale cinese: questo aiuterà ad arricchire le spiegazioni teoriche. Baguazhang è decisamente uno dei migliori modi di imparare a gestire il corpo e per sentire la qualità del cambiamento.

I miei contributi in inglese sono sul sito del Forum, ma presto li tradurrò in italiano per chi li vuole leggere. Al ritorno ci prepariamo per il primo incontro nazionale italiano Ziran Neigong Quan, un grande appuntamento di famiglia che secondo me riserverà qualche bella sorpresa.

Sifu Aarvo (Bill) Tucker




Ho conosciuto tanti anni fa Sifu Tucker ad uno dei primissimi Tai Chi Caledonia, anni ’90, in Scozia. Aarvo è un maestro di Gonfu ma anche una persona speciale, cresciuto a Taiwan sotto la guida di Sigung Luo Dexiu ed è uno specialista di Xingyiquan, Baguazhang, Taijiquan e Qigong. Aarvo non domina solo la parte teorica del Neijia, ma anche la parte pratica, e si percepiva bene già al tempo dal modo in cui si muoveva. So che ha avuto esperienze toste in combattimento nel suo passato, e che non si tirava indietro quando era il momento, specie con il suo Xingyiquan.

Esperto della lingua e della cultura cinese, ha vissuto lunghi anni a Taiwan. Insieme a Dan Miller si è spostato per mesi in Cina nei viaggi legati alla famosa pubblicazione Pa Kua Chang Newsletter/Journal, e molto spesso ha ingaggiato nelle dimostrazione a due con famosi maestri di Baguazhang e Xingyiquan. La sua competenza è davvero notevole, e credo sia stato per me un incontro fortunato, perchè con lui ho potuto capire molte cose del Baguazhang pratico che altrimenti avrei sicuramente perso. 

Nel luglio del 1999 insegnammo insieme in Scozia, e Ronnie Robinson mise una nostra fotografia in copertina e due articoli nostri sul Baguazhang sulla rivista nazionale del Taijiquan inglese. Nell’ottobre del 2000 Aarvo è stato ospite a casa nostra per qualche giorno, insieme a mio cugino Livio abbiamo cenato alla cinese tradizionale con grande gioia di tutti noi (la lingua ufficiale a cena era il cinese….) e ha tenuto a Ferrara un seminario di Neijia, tra cui anche elementi di Dai Xinyiquan (la Scimmia che Allunga la Schiena) ed altro. Poi ci siamo rivisti in Toscana una decina di anni dopo e per una lunga giornata abbiamo condiviso la sua vacanza in un bellissimo paesino laggiù. 

Da alcuni anni Aarvo si è trasferito in Canada, dove gestisce un centro sportivo e benessere, e sono convinto che lo faccia molto bene. Insegna sempre arti marziali, e casualmente ho ritrovato un suo articolo in cui presentavamo insieme il Baguazhang nel 1999 in Scozia. Il link al suo sito e all’articolo è ancora valido, per cui se volete scaricarvi due begli articoli e qualche applicazione sul Baguazhang, potete farlo li. Spero di avere ancora occasione di incontrare Sifu Tucker, anzi Aarvo, un amico che non si dimentica.

(http://gravityandgrace.net/a-few-misconceptions-about-baguazhang/)


Questa lunga estate




Il 6 maggio 2017 abbiamo tenuto un seminario nella bella cornice della Dream Horse Ranch di Castelfranco Emilia (Modena) in compagnia dei nostri cari Yuri Debbi e Monica Montecchi e un manipolo di compagni di avventura. Nonostante la pioggia abbiamo praticato bene, mangiato bene e in un ottimo clima. 



Il 7 maggio (la domenica successiva) ho avuto il piacere di ospitare Massimo Garavoglia a Caldogno per una intervista sulle arti marziali, che dovrebbe uscire prima o poi in un libro che Massimo sta preparando. E’ stato un bell’incontro, all’insegna dello scambio e della conoscenza, come si usava fare nel passato. Il tè ovviamente ci stava perfettamente nella conversazione. Attendiamo di vedere realizzato il libro di Massimo.


Il 17 e 18 giugno 2017 ho fatto una scappata a Roma per conoscere e praticare con Sifu Kleber Battaglia, Sifu Benno Wai e Sifu Riccardo Simonetti, accompagnati dal nostro onnipresente presidente sifu Paolo Chilelli. E’ stata una bella esperienza, molto ricca e interessante, le persone squisite e davvero interessante il lavoro interno sviluppato nei due giorni, ai confini tra Yiquan e Wingchung. 


A fine giugno e 1 e 2 luglio 2017 siamo andati a dare il nostro contributo ad AQUAVENICE, una manifestazione di Taijiquan e Qigong creata 32 anni fa da sifu Franco Mescola e che ancora oggi viene portata avanti con coraggio e capacità dal suo team di insegnanti e allievi. Il contesto dell’isola di Pellestrina ha fatto una parte, ma la cordialità e lo spirito sincero di ricerca e di serietà dei ragazzi di Franco mi hanno fatto un enorme piacere. Lavorato su due principi di Baguazhang, camminata e Chansigong. Un grazie per la bella accoglienza.


Luglio 2017: quest’anno che ero in locandina non sono andato! Purtroppo Tai Chi Caledonia non ha potuto contare sulla mia presenza, ma sono stato degnamente rappresentato dai colleghi della Fiwuk e da un paio di miei colleghi e allievi. L’appuntamento è solo rinviato, perchè nel 2018 sono già nella lista dei docenti, e se qualcuno vorrà unirsi al gruppo farà una splendida esperienza che consiglio a tutti! 


Ad agosto 2017, in una delle pause estive nel mio ritiro sull’altopiano di Asiago, ho avuto il piacere di esaudire una richiesta di un’amica, Sonia Mosele, e con lei abbiamo costituito un gruppo di praticanti di Taiji Qigong, che dal 2 di agosto si allena ogni mattina sulla base dei miei insegnamenti. Per me è stato bellissimo vedere che le persone ne uscivano ricaricate dopo un’ora di pratica al mattino, non sentivano più alcun tipo di dolore o di stanchezza, e partivano pimpanti per la giornata. Una grande esperienza, conclusasi giustamente a tavola per la gioia di tutti!



Infine l’appuntamento di settembre! Dall’8 al 10 settembre sarò nel corpo insegnanti del Secondo Taiji Forum di Hannover (Germania), quest’anno sul tema Yangshen, nutrire il principio vitale. Ovviamente lo farò partendo dal Baguazhang e focalizzando su tre temi specifici, che presento anche nel forum (https://taiji-forum.com/other-chinese-internal-arts/baguazhang/) Sarà un piacere rivedere vecchi amici e tornare a viaggiare per condividere la conoscenza. 


Matteo Gatti e il Taijiquan

Dal blog Fashiontimes, ripubblico

Taiji: l’arte che muove il corpo e scioglie i pensieri
Di Serena Maj – 8 gennaio 2017

Dialogo con Matteo Gatti, appassionato maestro di Taijiquan (o anche Tai chi chuan) a proposito di trasformazioni, movimenti, pensieri e vita.

Cosa succederà nei prossimi 12 mesi non lo sappiamo. Per certo fra 365 giorni saremo diversi da oggi, per certo alcuni cambiamenti li avremo cercati e voluti e altri li avremo un po’ subiti, chiedendoci se non ci fosse altra strada. C’è un modo per allenarsi alla trasformazione?

Quando ho visto per la prima volta fare Taiji in un parco della Chinatown di New York parecchi anni fa ho pensato che quel gruppo di persone che sembravano danzare al ritmo morbido al quale il sole si spostava davano l’impressione di mettere in scena, con i loro movimenti, il passare continuo di ogni cosa da uno stato all’altro, e che fossero capaci di guidare questo cambiamento pur lasciandolo semplicemente fluire. Era un’impressione superficiale ma bellissima, ci sono voluti anni ma alla fine una persona capace di dare un senso diverso a quella sensazione l’ho trovata, le ho fatto un po’ di domande e le risposte sono qui e sono il mio augurio per un 2017 pieno di novità da accogliere e portare nella nostra vita con gentilezza, mentre andiamo avanti a passo costante.

Come definiresti il taiji?
“Arte marziale, meditazione in movimento, metodo espressivo, educazione all’ascolto di sé, pratica autocurativa… Definire il taiji è un’impresa che mi è sempre sembrata impossibile: le sfaccettature della pratica e la molteplicità degli approcci degli insegnanti e dei praticanti sono innumerevoli. Se attingiamo dall’aspetto filosofico, il termine taiji è riferito al processo vitale della trasformazione: per questo è spesso associato ad una pratica di crescita evolutiva, che pone in relazione la natura umana con il contesto dell’esistenza. Inoltre, benché si tratti di un’arte relativamente giovane rispetto ad altre pratiche cinesi si tratta di una disciplina in continua evoluzione: basti pensare ai principali stili che si sono succeduti nella storia, dal chen, allo yang, al wu fino al piccolo wu, in un processo di approfondimento e distillazione non solo del gesto, ma anche della profonda teoria che ne sta alla base. Tenterei di rispondere “di sponda” alla domanda, raccontandoti del taiji che pratico io e che conosco di più, chiarendo prima di tutto la distinzione tra taiji “moderno” (o sportivo) e “tradizionale”. Questa distinzione non ha tanto a che vedere con la cronologia, quanto con la modalità di trasmissione: il taiji tradizionale è fondato sul “lignaggio”, ossia sull’insegnamento di principi fondamentali di generazione in generazione (pur nella relativa evoluzione delle tecniche); gli approcci più moderni spesso smarriscono questa radice concentrandosi maggiormente sull’aspetto esteriore, sulla forma, molte volte privata della “sostanza”. Con il tempo ho imparato inoltre che nel corretto apprendimento è essenziale la comprensione filosofica dei principi, con la difficoltà aggiuntiva che il taiji richiede un’assimilazione che non si fermi alla mente, ma che anzi parta da una comprensione con il corpo. Solo così si può creare un dinamico dialogo, una risonanza nello spazio tra corpo-gesto e mente; la pratica del taiji dovrebbe infatti svolgersi principalmente in prossimità di questa soglia, di questo campo energetico tra polarità”.

Ci sono quindi diverse modalità di praticare il taiji. Quale stile pratichi?
“Il mio maestro, Wang Zhi Xiang, pratica lo stile Yang e lo stile Wu, ma basa il suo insegnamento soprattutto sul “taiji dell’acqua” fondato da Wang Zhuang Hong attingendo alle fonti dei “Classici del taiji”. L’intelaiatura di questo stile è basata sullo stile Yang, ma incorpora un movimento più tridimensionale composto da spirali. Il cuore della pratica sta nello sfruttare in maniera consapevole “la forza di attrazione che proviene dal centro della Terra (cioè la gravità)”. I movimenti energetici si ispirano alla natura profonda dell’acqua, cioè alla sua capacità ricettiva e dinamica allo stesso tempo”.

Un po’ di storia. Come è nato e come è arrivato in Europa.
“Il problema della storia delle arti marziali cinesi in generale è la scarsità delle fonti scritte, ne consegue la difficoltà della datazione; anche il taiji non sfugge a questo fatto e spesso si ricorre a delle figure semi-leggendarie per datarne l’origine…Lo stile più diffuso, lo Yang, è comunque piuttosto “giovane” e ha circa duecento anni, visto che i primi documenti scritti sono datati XIX secolo. Si diffonde in Occidente a partire dagli USA a causa della forte presenza delle comunità cinesi negli anni ‘60, arriva in Europa a fine anni ‘70, prima ad opera di insegnanti di Hong Kong o di Taiwan e solo successivamente della Repubblica Popolare Cinese…in Italia arriverà solo negli ’80 inizialmente con le forme più sportive. L’insegnamento del tradizionale comincerà in modo più esteso negli anni ’90: anche se tuttora resta in Italia la forma di taiji meno diffusa, sta lentamente aumentando la sua base di praticanti”.

Come hai scoperto il taiji? Perché ti ha affascinato?
“Sono stato da sempre attratto dalle discipline orientali, ho cominciato da adolescente con le arti marziali giapponesi. Con il tempo la curiosità (e l’entusiasmo!) giovanili si sono trasformati in una ricerca sempre più profonda e coinvolgente…quando ho incontrato il taiji praticavo diverse discipline a contatto e agonistiche, quindi il primo impatto alla lezione di prova è stato un po’ tiepido…un’arte dai movimenti lenti che mi sembravano molto lontani dalla realtà del combattimento…un compagno di pratica di cui ho stima mi ha incoraggiato a non desistere, e così ho iniziato a frequentare la palestra più assiduamente. L’inizio è stato duro, rallentare il movimento rimette in discussione tutte le catene cinetiche, gli schematismi che il corpo ha assimilato e memorizzato…una riprogrammazione che può essere anche ardua e dolorosa, visto che tutti tendiamo inconsciamente a creare negli anni strutture su cui ci “puntelliamo”. Insomma, all’apice della mia forma fisica mi trovavo a non riuscire a reggere a lungo una posizione, a sciogliere un gesto, a rendere tranquilla l’attenzione… Ho capito con il senno di poi la ragione dell’apparente lentezza del movimento: per educare ad una trasformazione sottile. Se la pratica dei principi è lenta è più assimilabile, se è graduale diventa alchemica e può, sotto l’occhio di un maestro attento e paziente, operare una profonda trasformazione nel praticante. Praticando in lentezza la percezione può ampliarsi, quasi scollarsi dall’urgenza del fare, e diventare più sottile e penetrante. Insomma il taiji è più un’arte della mente (è singolare che il termine cinese xin indichi allo stesso tempo la “mente”, i processi psichici, e il “cuore”, i processi emotivi). La sfida (e il grosso del lavoro) è non solo quella di armonizzare l’incessante dialogo mente-corpo in una costante eco trasformativa, ma anche di integrare le differenti qualità mentali in gioco (volontà, immaginazione, sensazione), in modo da “pulire” il gesto e “lasciare che accada” senza interferenze. Si potrebbe dire che ogni gesto nasca dal vuoto e al vuoto torni, come incessanti onde sulla superficie del mare; sullo sfondo la mente tranquilla osserva, smette egoisticamente di controllare”.

Agli occhi di noi profani, il taiji sembra una coreografia, sembra disegnare una sequenza, quasi un linguaggio. L’impressione è giusta? Ogni gesto ha un senso? Esistono sequenze?
“Il bagaglio tecnico del taiji è davvero ampio; generalmente l’immaginario comune associa il taiji all’esecuzione delle forme, ossia a delle sequenze più o meno lunghe di movimenti prestabiliti, insomma alla pratica “codificata” a solo. In realtà la forma è la punta dell’iceberg: vista la sua complessità, i gesti vanno prima “puliti” e focalizzati con le sequenze degli esercizi fondamentali, resi profondi e sensibili con la pratica a coppie (tui shou), fluidi e concatenati con la pratica del combattimento libero (san shou), energetici e sottili con lo studio dei movimenti “interni” (nei gong, qi gong e meditazione). Come analogia per la pratica mi viene in mente quella della musica: il primo step è quello di accordare lo strumento (la mente-corpo), successivamente impratichirsi negli accordi, poi cercare di eseguire brani composti da altri autori, provare temi a quattro mani; solo alla fine di questi passaggi si può creare una propria composizione “libera”…Va inoltre notato che dall’esterno la forma può mostrare sensibili differenze da praticante a praticante, visto che il focus è soprattutto sulla sensibilità interna del corpo al movimento-cambiamento che non alla riproduzione di “figure-forme” che tendono a una coreografia. Altre arti marziali ad esempio prediligono questa seconda tipologia di pratica con la conseguenza di ottenere delle “intelaiature” praticamente immutabili a scapito della adattabilità e della fluidità del movimento. In questa differenza sta la chiave della comprensione profonda del gesto: tanto più se ne assorbe il “significato” (che spazia da quello energetico a quello marziale-applicativo), tanto più la pratica sarà svincolata dagli assilli della forma; ma anche qui si parla di un processo molto lento e sottile… Ti dicevo di come il taiji tradizionale sposti il focus dallo studio della forma fine a se stessa allo studio dei principi che regolano il movimento; la pratica dei principi come “navigatore” ed elemento di sintesi permette infatti di orientarsi in un percorso che altrimenti diventerebbe sterile e superficiale: la difficoltà sta insomma nel passare dalla consueta mentalità “accumulativa” (più forme, più ripetizioni, ecc.) ad una più sottile basata sulla qualità del gesto e sulla sua percezione profonda”.

Dove si pratica? Come si impara?
“Mi piace scherzare con i miei studenti dicendo che per praticare è necessario lo spazio di una mattonella… Dopo un certo apprendistato il taiji può essere veramente praticato ovunque e in qualsiasi intervallo di tempo. La figura del maestro in questo processo di maturazione è fondamentale, anche se un buon insegnante sa che la sua funzione dovrebbe essere quella di “attivare” la capacità insita in ognuno di noi – ma quasi sempre sopita – di essere nell’esperienza, di renderla viva, e di lasciare che ci trasformi profondamente. Insomma il pilastro della pratica dovrebbe restare la disponibilità a praticare anche da soli con seria giocosità, come succede in ogni gioco “da bambini”: equivale a dire con engagement totale ma tranquillo, senza tensioni…capita quasi sempre che anche le volte che ci si accinge alla pratica senza questo stato d’animo siano sufficienti pochi minuti per riattivarlo. Questo secondo me è il dono più grande che può fare il taiji a un sincero praticante: rieducare all’ascolto profondo del corpo, vivificare ogni gesto rendendolo consapevole ma non controllato, tendere insomma a quello stato che in Cina si definisce semplicemente zi ran, “naturale”, ossia lo stato del wu wei (non agire volontariamente, non controllare). Ovviamente come in tutte le attività artistiche è necessario un lavoro di distillazione per prove ed errori, in cui la pazienza – l’attesa libera dalle aspettative – diventa un cardine. Questa disponibilità spesso va rieducata visto che agiamo in una cultura basata su logiche economiche e del tutto e subito”.

A chi lo consiglieresti?
“Il taiji sta ultimamente avendo un boom in Occidente (Italia compresa) come ginnastica “dolce” adatta ad ogni età, che indubbiamente è uno degli aspetti della disciplina… È consigliato sempre più diffusamente anche dalla medicina occidentale visti i suoi indubbi benefici e la quasi totale assenza di controindicazioni. Basti però ricordare che nei tornei a contatto pieno in Cina i praticanti di taiji tradizionale sono molto temuti… L’estrema ricchezza di una “forma non ingabbiata in forme” ha secondo me infiniti campi di applicazione…Ho avuto il piacere di praticare con persone provenienti dalle più disparate esperienze: dallo sport, ad altre arti marziali, alla danza, allo yoga, alla musica, all’arrampicata… così come con persone senza nessun background. Insomma lo consiglierei ad ogni persona curiosa, dalla mentalità sufficientemente aperta e desiderosa di mettere in discussione le proprie abitudini”.

Matteo Gatti

(per informazioni mailto: miaomat@gmail.com)

Taiiji Forum 2017 ad Hannover

A settembre di quest’anno sarò parte del board di insegnanti che terranno il secondo “Taiji Forum”, un incontro internazionale organizzato dal maestro Nils Klug, allievo del maestro William C. C. Chen di Taijiquan, ed amico di tanti anni da Tai Chi Caledonia. Nils è noto per essere l’organizzatore in Germania del famoso incontro di Pushing Hands (Tuishou) di Hannover da 17 anni (prossimo incontro: 19-23 aprile 2017). L’idea di coinvolgere anche il Baguazhang è nata in Scozia l’estate scorsa, dopo aver introdotto a Tai Chi Caledonia il primo Forum Europeo di Baguazhang in collaborazione con la FIWUK e i colleghi maestri italiani.

Il tema di questo Forum sarà: “Yang Shen, Care for life”, cura per la vita, ovvero le arti marziali interne per la salute e il nutrimento del principio interiore, quindi I Ging, calligrafia, Qigong ed altro. I tre temi che presenterò ad Hannover saranno legati al Baguazhang: il primo al cerchio e alle straordinarie virtù terapeutiche fisiche e psichiche del camminare; il secondo sul Bagua Qigong, dunque il respirare nella pratica del Bagua; il terzo infine sugli Otto Meridiano Straordinari, che regolano i livelli profondi del Cielo Anteriore.
Si tratta dell’approfondimento di un aspetto del Baguazhang che è importante almeno quanto la pratica, la tecnica e il lavoro interno, ed è la comprensione dell’aspetto sottile del Baguazhang, che permette di riunire mente e corpo in una unica unità integrata. Sarà – come sempre – una grande esperienza, anche perchè ritroverò diversi amici, quali il maestro Lau K. King, i cari  Gordon e Tina Faulkner, il maestro Nils Klug stesso, e tanti altri praticanti. Mi piace pensare che in Europa posso contare su un bel numero di amici e colleghi, persone di alto profilo sia marziale che umano. Ecco perchè mi piace viaggiare. A chi interessa può unirsi al viaggio, dall’8 al 10 settembre 2017.

Da cuore a cuore








以心伝心


Sabato scorso abbiamo vissuto una giornata davvero speciale. 

Prima di tutto è stata una giornata interamente dedicata al Baguazhang, otto ore in due tranches di quattro, la mattina dedicata ai ragazzi del primo anno e il pomeriggio per i veterani del terzo. A pranzo abbiamo avuto una pausa breve, un’oretta in cucina da me, caratterizzata da sonore risate, scambi di battute e nuove conoscenze. Infine, il pomeriggio è stato uno scambio di energie ancora più interessante e profondo: in una sala Baguazhang e lavoro sui Nove Palazzi, in un’altra sala Taijiquan nei principi e nella sua essenza.

Eravamo tutti insegnanti, e la cosa inusuale – quindi straordinaria – è stata la semplicità, la qualità, la disponibilità che si sono sviluppate naturalmente e che hanno coinvolto tutte le persone presenti. Chi doveva andare via subito, invece alla fine si è allenato per altre tre ore, e con soddisfazione. Cosa è rimasto della giornata? Personalmente una sensazione bellissima di collaborazione, cooperazione, apertura, scambio di conoscenza, piacere di lavorare. Mi porto dietro ancora questa sensazione fresca, che mi aiuta quando le cose si fanno un po’ meno piacevoli.

La comunicazione, questa sconosciuta. 

Possiamo passare anni a parlare e lavorare con il corpo, ma non riuscire a comunicare nulla. Perchè comunicare bisogna volerlo, ed è una alchimia che funziona solo se emittente e ricevente sono sintonizzati sulla stessa lunghezza d’onda e hanno lo stesso desiderio: conoscere l’altro. Spesso non vogliamo davvero conoscere, ma solo dire la nostra, preparare la nostra risposta. Quella non è comunicazione, è bisogno di trovare la nostra identità, un problema di sicurezza. La vera comunicazione è biunivoca, va e viene, e ad ogni passaggio lascia uno strato, una informazione, una emozione in più, libera energia, non occorre preoccuparsi troppo di quel che si dice. Quando i dialoghi si fanno liberi, leggeri e veloci, diventano quasi surreali, chi ascolta da fuori non comprende, ma chi è dentro si sente libero e le intuizioni diventano più importanti del detto. E’ come nuotare, sciare, combattere, lottare, sperimentare.

Nella tradizione cinese e giapponese (ma credo sia un retaggio umano di base), per trasmettere le cose importanti della vita – amore, sentimenti, esperienze profonde – occorre usare un altro modo di comunicare. Un mio insegnante parla di “oral transmission”, occorre una trasmissione viva e verbale, per spiegare certe cose, anche quelle legate alla pratica fisica, perchè le parole – l’intenzione dietro le parole in realtà – aprono opportunità nella mente, e il corpo allora può sganciarsi dagli schemi, trascendere e trovare una nuova via che prima non vedeva. Lo stesso maestro si preoccupa sempre di chiarire che “ogni parola si riferisce ad una tecnica concreta”. Ha ragione, ci sono troppi “principi” in giro che non si incarnano mai realmente in una pratica. 

Caveat emptor.

In Giappone, questo modo unico e profondamente vero, animale – non romantico – di comunicare è quello detto “da cuore a cuore”. E’ una modalità ancestrale, legato al cervello rettile (non proprio ma quasi, ci sono istinti naturali legati al DNA), diventa una comunicazione che trapassa gli strati e colpisce dentro. E’ legata alla comprensione della pancia, quando sappiamo subito se una cosa fa o non fa per noi, ma non è razionale. Sappiamo tutti che l’unicità della persona risiede nel suo cuore, dove la sua volontà di vita è racchiusa. Il cervello è un attrezzo, uno strumento molto raffinato, ma spesso è diventato prevalente, causa la chiusura del cuore. Se il cuore non viene ascoltato a causa della paura o della rabbia, il cervello decide lui il da farsi, e rimuove i problemi in un altro modo. Senza cuore non si può praticare. La pratica senza cuore non esiste.

Quando passiamo giornate come quella di sabato, stiamo tornando al cuore della pratica, che non si manifesta solo in forme o strutture, ma nella ricerca del movimento del principio e del principio nel movimento. Stiamo parlando di arti marziali – e qui ognuno ha le sue priorità. Ma la cosa principale, come mi ha spiegato un caro amico, è il principio educativo della pratica interna. Non dobbiamo solo cercare il combattimento, o solo il movimento, o solo l’aspetto educativo, o ancora il processo. Neijia è tutto questo insieme. Sun Lutang lo ribadiva in ogni scritto: serve a creare persone migliori. 

以心伝心
I shin den shin.
Da cuore a cuore

Maestro Gianni Gasparini

E’ scomparso ieri sera un noto insegnante di Taijiquan di Bassano del Grappa, il maestro Gianni Gasparini, a soli 64 anni. Per un improvviso malore, da cui non si è più ripreso, se n’è andato un personaggio che ha dato molto per questa arte nel Vicentino, e ha insegnato a molte persone ad amare l’arte marziale cinese. Lascia moglie e due figli.

L’avevo incontrato casualmente a pranzo qualche mese fa per la prima volta andando a conoscere il maestro Wang Zhi Xian, di cui Gianni era il punto di riferimento nel Vicentino e nel Nord. Era stato un piacevole incontro, una persona simpatica, tranquilla, che dopo tante arti marziali giapponesi aveva trovato una sua bella dimensione nel Taijiquan. Ci eravamo rivisti brevemente poche settimane fa, a casa di Matteo Gatti.

Lascia sempre stupiti e impreparati quando arriva una morte improvvisa, specie quando si è in palestra, un luogo “sacro” della pratica e della vita. Non c’è stato il tempo per accettare razionalmente la cosa, per capire, per dire qualcosa.

Ci uniamo al cordoglio degli allievi e degli amici, speriamo che là dove è ora sia più sereno.

Estate 2016

Anche quest’anno le ferie sono arrivate e piano piano si sciama alla ricerca di un angolo di fresco o di mare per staccare e ricrearsi (almeno per quelli che le ferie non le hanno ancora fatte).
Se guardo ai primi sei mesi di attività del 2016, come qualcuno mi ha fatto notare, è stato un vulcano di avvenimenti positivi e dinamici, che hanno portato movimento e allegria tra tutti noi.

– Corso Istruttori Baguazhang stile Sun Lutang terzo anno (corso Leoni): i nostri amici Yuri Debbi, Monica Montecchi e Francesca Ferrari (facciamo rientrare anche lei ad honorem nel gruppo per la passione con cui sta lavorando sul Baguazhang, anche se è allieva di Yuri e Monica) stanno affrontando il terzo anno, l’anno della destrutturazione, in modo brillante e tengono fede al loro progetto di arrivare al diploma che arriverà a fine anno – inizio 2017. Poi saranno insegnanti a tutto diritto di Baguazhang, e la cosa mi fa un grande piacere. Yuri e Monica hanno lavorato molto bene, e nonostante tutte le difficoltà che lo stile propone, hanno avuto l’intelligenza di restare aperti e hanno colto anche gli elementi sottili della pratica. Siamo ormai al capitolo Nove Palazzi, quindi bene!

– Corso Istruttori Baguazhang Stile Sun Lutang primo anno (corso Unicorni): la partecipazione ai primi quattro incontri è stata molto intensa, ben quattro nuovi amici (Matteo Gatti, Fabrizio Varrone, Massimo Segat e Fabrizio Contini) che hanno cominciato a percorrere il cerchio più e più volte. Sono molto felice della loro presenza, anche perchè ognuno di loro ha un grande bagaglio marziale e umano e questo rende tutti più ricchi. Durante gli incontri post pratica, è sempre bello sentire l’esperienza di ognuno condivisa con serenità. Quasi sempre tutti noi arriviamo alle stesse conclusioni, e questo è il frutto sicuramente dell’esperienza e del fatto che non siamo proprio ragazzini 🙂

– Roma, Fiwuk – Angelo Coluzzi: i progetti avviati con la Fiwuk e Paolo Chilelli proseguono a spron battuto, e prevedono l’Interna Power Journey a Ostia nei prossimi mesi e l’European Baguazhang Forum in Scozia ospitati da Tai Chi Caledonia. Una intensa serie di attività, queste e quelle a venire, che hanno richiesto la mia presenza al CONI di Roma per una riunione con altri maestri di Baguazhang. Con l’occasione mi sono ritrovato con uno dei miei primi allievi (anni ’90) di Bagua, l’attuale maestro Angelo Coluzzi. Con lui e Loredana ci siamo fatti una bella cena e una bella passeggiata per i Fori Imperiali, facendo progetti per quando Angelo sarà di nuovo in pista al cento per cento. Davvero grazie a tutti per il bel weekend intenso e piacevole.

– Corso Qigong a Cittadella (tre incontri): è stata una bellissima idea di Alessandra Scalco, una nuova amica esperta di Feng Shui che sta cercando di portare il lavoro sul respiro a Cittadella e dintorni. Alessandra è stata bravissima, e il gruppo che è nato ha già dato degli ottimi feedback sugli effetti del respiro. Adesso pausa estiva e a settembre si riparte, sono curioso di scoprire quello che ci aspetta. Un abbraccio ad Alessandra, prima o pois riusciremo a studiare la spada  va bene?

– Ronnie Robinson: a marzo 2016 ci ha lasciati. Era il creatore di Tai Chi Caledonia, uno dei principali avvenimenti di Taijiquan e Qigong in Europa, che ha avuto il merito enorme di aver messo in contatto migliaia di persone tra di loro ed ha aiutato tutto il mondo interno marziale cinese ad alzare gli standard e crescere nella pratica a livello mondiale. Molta parte del mondo del Taijiquannon non sarebbe ai livelli di oggi senza il suo enorme lavoro di vent’anni di organizzazione, di pratica, di condivisione, di ricerca e di sviluppo delle reti di conoscenza. Ronnie per me era un amico raro, mi ha dato una grandissima fiducia che spero di avergli restituito. La sua energia era ancora tutta lì, all’università di Stirling, quando quest’anno a luglio abbiamo parlato di lui, quando lo abbiamo commemorato due volte, e quando abbiamo praticato. Grazie Ron non ti dimenticheremo.

– Baguazhang a Torino da Maurizio Mamprin: un altro grande momento di questo inizio 2016 è stato senza dubbio il seminario di Baguazhang a Torino organizzato dal maestro Maurizio Mamprin, che ci ha davvero accolto a braccia aperte e permesso di trascorrere dei momenti stupendi insieme ai suoi ragazzi. Sergio, Massimo ed io ci siamo sentiti davvero a casa e le due giornate sono volate tra incontri, lavoro, seminario, scambi e cene. Maurizio sta studiando con noi Baguazhang e il suo spirito speciale gli permette di volare lontano e di fare un lavoro ad ampio respiro. Sono felice del cammino che Mau sta facendo a tutti i livelli, e lo stimo molto come insegnante professionista di Arti Marziali, Qigong, Pilates e movimento naturale.

– Internal Power Journey a Ostia Antica (Roma): per la prima volta ho partecipato ad un incontro FIWUK organizzato dal settore Baguazhang diretto dal maestro Paolo Chilelli, ed è stata una bellissima esperienza di condivisione e di team building come non ne vedevo da anni in Italia. Ci siamo ritrovati in una decina di maestri di Baguazhang a casa di Nikitas Petroulias e in un clima di grande amicizia e di allegria abbiamo portato tutti il nostro contributo per un Baguazhang migliore, e pare che ci stiamo riuscendo, visto che di noi si parla e noi nel frattempo lavoriamo per i prossimi piccoli e grandi traguardi. Due giorni intensi, che spero di poter rivivere a breve. Grazie a Paolo Chilelli e a tutti i ragazzi della Fiwuk.

– Tai Chi Caledonia 2016: il ventunesimo incontro di Taijiquan scozzese di Ronnie è volato tra mille cose, bellissimo, fluido, intenso e tra amici, con il team di insegnanti che hanno dati il meglio e con un nostalgico pensiero per il grande Ronnie, che ci ha insegnato in modo informale così tanto. Le manifestazioni di affetto che ho visto su FB mi hanno confermato quanto Ronnie abbia saputo costruire. La delegazione italiana è stata ai suoi massimi da anni: 11 elementi tra Baguazhang e Taijiquan, il catanese come seconda lingua e un sacco di bei momenti tutti insieme praticando, bevendo e ridendo. Grazie ai maestri della Fiwuk Paolo Chilelli, Nikitas Petroulias (e Caterina Robuffo), Enrico Colmi (ed Enrica), al grande amico e maestro di Taijiquan Giambattista Scavo, che ha degnamente rappresentato la ITKA dell’amico maestro Gianfranco Pace, e grazie ai nostri Maria Luisa Trentin, insegnante di Qigong, al maestro Massimo Segat e alla nostra onnipresente Laura, e ed Edoardo, allievo della scuola ITKA e “nipote” di GB. Grazie a tutti è stato magnifico.

– Paul Silfvestrale: un ultimo ringraziamento va al maestro ed amico fraterno Sifu Paul Silfverstrale, che è sceso in Italia per quattro giorni e ha tenuto un microseminario di Taijiquan da combattimento, che i presenti hanno molto apprezzato, e che ha lasciato l’impronta. Paul è un grande, ha il talento della didattica, è un combattente (tra gli ultimi rimasti in giro) e ha una vasta esperienza in molti settori, oltre ad essere un vero formatore. Sia Sergio Fanton che io abbiamo avuto stimoli ed idee per andare avanti, quindi il lavoro è stato di qualità, davvero grande. Con grande rammarico non ho potuto partecipare al seminario estivo di Omberg (Svezia) che termina oggi, come invece avevo fatto lo scorso anno. Un bellissimo ambiente di sudore, fatica, pugni e calci, ma dove vale la pena di investire soldi, tempo e passione.

Un inizio di 2016 davvero bruciante, vedremo il resto dove ci porterà.
Buona estate a tutti!

XXI Tai Chi Caledonia

Tai Chi Caledonia è uno dei 5 incontri internazionali europei che da anni tengono il banco tra i praticanti di Taijiquan e Neijia in genere, in cui è possibile incontrarsi e crescere al di fuori di ogni fede, obbligazione, credo, associazione, federazione o gruppo formale, e dove è possibile vedere e confrontarsi con un panorama di insegnanti e praticanti di tutti i livelli e da tutta Europa.

Ci sarebbero così tante cose da dire su questa grande esperienza in Scozia, che non riuscirei comunque a raccontarle tutte. Dal grande numero di italiani che quest’anno ha invaso il campus di Spittal Hill all’università di Stirling fino alle serate danzanti e scatenate, alle matte risate tra amici con un bicchiere in mano in stile studentesco, ai corsi di alta qualità, sia ufficiali che extra, offerti dalla generosità dei maestri presenti, fino al primo Forum Europeo di Baguazhang tenuto con la Fiwuk con 4 valenti insegnanti, ecc. E’ stata un’esperienza ancora una volta indimenticabile, con la presenza dell’assenza del suo creatore, Ronnie Robinson, che ha dato il suo contributo tenendo insieme ancora di più gli insegnanti e creando un team affiatato e coeso.

Siamo saliti in sei dall’Italia per l’intera settimana: il maestro Colmi, la sua allieva Enrica, Maria Luisa, Laura, Massimo ed io, e là abbiamo trovato altri due italiani che ci aspettavano, il mitico GB e l’inatteso Edoardo della ITKA, e infine durante la settimana altri tre, i maestri Petroulias, Chilelli e Caterina, ci hanno raggiunto. Sono stati giorni di pratica intensa, di lavoro quotidiano, di pause di riflessione, di allegria e di ricerca del riposo, visto che il sonno in generale è stato scarso.

Voglio ringraziare tutti, ma proprio tutti per il loro contributo libero, generoso e sincero. In momenti come questi, nonostante siano ventun anni che frequento questo incontro, mi continuo a stupire positivamente dal clima cordiale, delle interazioni serene e costruttive, dei momenti di grande amicizia e di scambio che si sprigionano da questa convivenza di una settimana. Se mai dovessi indicare ad un amico che vuole crescere nelle arti marziali un evento da vedere per capire cosa vuole fare, lo manderei qui.

E poi grazie a Little Italy, lo chalet numero 10, dove ci siamo divertiti un sacco a cucinare, fare la spesa, chiacchierare, fare colazione e gossiping con la massima libertà 🙂 Grazie a Laura, Maria Luisa, Massimo, Giambattista, Violeta, ai vicini Enrico e Enrica, ad Alisdair e Aileen che tanto hanno fatto per tenere viva l’eredità di Ronnie e a tutti gli amici insegnanti e allievi, dagli ottantenni delle Shetland a Barry McGinlay, Emma Lee in stato interessante, e tutti tutti tutti i maestri presenti e i partecipanti.

Pronti per il 2017?