La pratica è il maestro della Severità. La teoria è la maestra della Comprensione. Dalla dialettica di Yin e Yang, tra severità e comprensione si muove l’essere umano. Da un lato la norma, la montagna, il precetto, la regola. Dall’altro l’accettazione, la comprensione, il mare, il consiglio, l’eccezione. Se non c’è movimento, tutto muore.
Mese: Maggio 2011
Jean-Jacques Machado
Il mio primo seminario di Brazilian Ju Jitsu (o BJJ come lo si abbrevia ormai dappertutto) è stato un momento magico, sia per la personalità straordinaria di Machado, sia per l’ambiente e le persone che ho incontrato di nuovo a Modena. Il corpo a corpo ha un suo fascino che è inutile negare, bisogna saperlo usare e soprattutto sudarci.
A breve seguiranno altri incontri di BJJ con gli amici di sempre, Dario Bacci e Paolo Ciriesi, per cominciare un percorso. Ad maiora!
Svezia – rinvio
Purtroppo una autentica tempesta di grandine e acqua sul Bergamasco non hanno permesso non solo il decollo, ma neppure l’atterraggio dell’aereo per Stockholm ieri pomeriggio, e quindi il seminario di Baguazhang di Orebro è stato rinviato a fine estate. Prossimamente maggiori dettagli sul seminario.
Stay tuned!
Svezia, terzo incontro
Sono di partenza per la Svezia, primo seminario regolare di insegnamento secondo il programma Ziran Baguazhang. Ad attendermi ci saranno il buon Saar Avivi, che ci ha già visitati in Italia lo scorso anno, i ragazzi della sua scuola, qualche altro ospite e l’amico di sempre, Paul Silfverstrale, che rivedrò con tutta la sua famiglia.
Il tempo è galantuomo, dico spesso, ma è anche imprevedibile. Le cose mutano di continuo e la nostra grande intelligenza serve a gestire al meglio, con equilibrio e con serenità, i continui cambi di fronte che la vita ci mette davanti. Tempi di cambiamento sono per tutti, specie in questi anni, ad un passo ormai dal 2012.
Se osserviamo bene, le cose stanno già mutando, in maniera alquanto drastica. C’è molta agitazione e panico in giro, dalle borse all’economia, alle persone stesse e alla società. Come dicevano i saggi a suo tempo, la sola risposta è una mente serena, una visione chiara e non agitata, procedere passo per passo e accettare i cambiamenti che arriveranno.
La Svezia è il seminario del Cambiamento. Vedremo quante cose stanno cambiando.
A presto
Il mio vecchio Gi
Stamattina ho rispolverato il mio vecchio Judogi bianco, peso netto 4 kg circa, della Tokigi, credo un reperto storico che un ottavo dan di Judo mi diede circa 15 anni fa e che mi ha permesso di praticare per qualche tempo questa arte di lotta giapponese.
A breve il mio Gi sarà di nuovo pieno di sudore, di abrasioni, e di soddisfazioni sicuramente, visto che torno a praticare – anche se per breve, per ora – la nobile arte della lotta corpo a corpo. Per me, da sempre uomo di arti cinesi e di Gongfu tradizionale, il corpo a corpo è un “vorrei ma non posso”.
Oggi le arti marziali sono tutte intese ad andare verso una promiscuità che deve dare a chi le pratica la possibilità di giocare tutte le carte a distanza lunga, media, corta, corpo a corpo e finire a terra. Lo stile tradizionale puro, per quanto vogliamo, deve aggiornarsi e tenere conto delle nuove esigenze. L’ha sempre fatto nei secoli, non vedo perchè non lo possa fare oggi.
Quindi si torna sulla materassina, ma stavolta, invece di Oss credo che alla fine dirò al Maestro: Obrigado!
Non vedo l’ora!
(PS: il Gi nella foto ha la cintura nera, la mia sarà bianca splendente 🙂
Post più popolari: 36 Canti
Ho notato un sorpasso in questi giorni, un sorpasso che trovo molto interessante. Finalmente i 36 Canti del Baguazhang di Shi Jidong sono entrati nei primi cinque post più popolari di questo blog. Questo significa che chi legge ha finalmente compreso che i 36 Canti sono ben più importanti di tanti altri post, per quanto belli.
I 36 Canti e i 48 Metodi sono il cuore del Baguazhang. Ne esistono almeno quattro versioni, con le loro differenze e le loro immagini, e le traduzioni dal cinese e poi dall’inglese li rendono ancora più diversi, ma la stoffa di fondo di questi testi resta la stessa. Piccole differenze sono normali in un’arte che è così mutevole.
Proprio per la enorme capacità del Baguazhang di adattarsi alla persona, al carattere, alla situazione, al momento storico, alle necessità del praticante, alle priorità di chi lo pratica, proprio per questa sua capacità di trasformazione è necessario – direi essenziale – tornare costantemente alle radici dell’arte.
Se nella nostra pratica scopriamo che andiamo contro ai principi che vengono espressi nei Canti e nei Metodi, dobbiamo porci delle domande e andare a capire meglio e cambiare quello che stiamo praticanto. Ci sono in realtà poche regole, ma vanno rispettate a fondo, sono principi-guida, senza i quali siamo una barca in mezzo al mare.
Baguazhang lavora primariamente nella costruzione del corpo, poi della tecnica e infine dell’efficacia. Nella costruzione del corpo ci sono infinite strade – lo dimostrano la quantità di stili profondamente diversi creatisi in sole 4 o 5 generazioni – ed è quindi facile prendere quelle che portano nella direzione che non vogliamo.
A chi legge e pratica, a chi ha passione, a quelli che vengono definiti i “guerrieri sulla sedia a rotelle”, cioè coloro che disquisiscono troppo a livello intellettuale o sinologico, senza mai scendere per strada a praticare, a tutti è di estrema utilità leggere e rileggere i 36 Canti e i 48 Metodi.
Non è un caso se alcune tra le scuole più affermate di Baguazhang italiane abbiamo pubblicato questi Canti e Metodi sul loro sito e li usino per diffondere una pratica corretta. Senza Canti e Metodi, tutto è possibile e giustificabile, quindi non c’è più una linea chiara.
Una ultima nota: i Canti e i Metodi vanno letti, applicati, messi in pratica, e solo negli anni accumuliamo esperienza sufficiente a capire cosa realmente significano questi canti. Solo un paziente lavoro di studio e di umiltà di permette di avvicinarci al Baguazhang. Non esistono scorciatoie, solo sano lavoro a solo e in coppia.
Il segreto del Baguazhang? “Dura pratica, dura pratica, dura pratica”, disse Sun Lutang prima di morire al suo miglior allievo.
Quante scarpe, quanti anni?
Ieri sera, mentre giravo in cerchio, ho avvertito una sensazione che non percepivo da qualche tempo. Una leggera difficoltà nel camminare, una leggera resistenza, uno strano attrito che frenava i miei passi. Allora sono sceso di livello, gambe quasi parallele al terreno, ma niente, ancora questa resistenza.
Poi sono passato alle applicazioni in linea, Hou Tian Ba Gua Zhang, ma anche lì quando mi muovevo la stessa strana sensazione. Poi mi sono fermato, ho girato le scarpe e ho scoperto che anche il mio quarto paio di scarpe di Bagua erano finite, i buchi in punta, il tallone consumato, la gommatura consunta.
Ho analizzato l’usura della scarpa, ed è interessante saper leggere questi buchi.
I buchi nelle punte indicano un forte uso delle gambe quando il Jin scende verso terra per diventare Fajin sulle braccia attraverso il corpo.
I talloni consumati indicano che le gambe tendono a scendere durante i passi e che c’è una presa di contatto con la terra efficace e costante. E’ il famoso passo “ad aratro”.
La gommatura consumata su tutta la superficie della pianta del piede indica che tutto il peso viene mosso in maniera coerente sul piede, che quindi c’è un buon contatto e che la forza del piede si scarica omogeneamente.
Nelle arti interne cinesi il punto critico per il radicamento e l’uso della potenza dipende dall’uso che facciamo della forza di gravità. Il punto preciso dello sviluppo di questa forza è la pianta dei piedi. Il contatto con la terra è fondamentale per lo sviluppo di una vera potenza nel movimento. Se il corpo è forte ma non radicato, la forza è vuota, perchè il corpo non ha il punto di ancoraggio.
L’occasione del cambio di scarpe mi ricorda anche che occorrono diversi anni per acquisire efficienza negli stili interni. Quanti anni? Chi ha grande esperienza, coloro che ci precedono nella strada della pratica, dicono quanto segue:
Allenandosi quotidianamente, questi sono i tempi:
– 3 anni per poter dire “ho capito, ci sono”, per acquisire almeno una struttura corporea adatta
– 7 anni (o diecimila ripetizioni) per assimilare bene un sistema nel suo insieme, la cosiddetta “cintura nera”
– 10 anni per capire “con il corpo” un intero sistema o metodo, la cosiddetta “mastery”di Brazilian Jujitsu
– 12 anni per essere davvero competenti ed efficaci, equivalenti di un 3° o 4° dan di Karate tradizionale
– 20 anni è il tempo per diventare un vero maestro di arti marziali interne
Questo sempre considerando una pratica quotidiana. Se uno si allena una o due volte a settimana, e senza lavoro a due, i tempi si allungano inesorabilmente.
🙂
Esperienza
“Nell’arte del colpire, un calcio o un pugno possono essere usati per aprire la porta.
Nell’arte della lotta, uno strattone verso il basso può essere usato per aprire la porta.
Se le mani sono alte, attacca il corpo.
Se le mani sono basse, attacca la testa.
Se le mani sono estese, attacca ai fianchi.
Se attacca di braccia, evadi di lato.
Se attacca di gambe, vai dritto dentro.
Non attaccare per primo, ma sii pronto all’attacco.
Attacca per primo, ma sii pronto a cambiare”
Amarcord…
Tanti anni fa, in un bellissimo posto in mezzo alla natura delle Alpi lombarde, durante il primo Forum Europeo del Taijiquan, Sifu Bob Lowey (della scuola Seven Stars Taijiquan) ed io ci cimentammo in un bellissimo Tuishou tradizionale ad altezza delle ginocchia, un classico della pratica avanzata.
Un bel ricordo 🙂 grazie Bob, amico da sempre.