Quando si parte per un seminario, le variabili sono sempre molte. Nel seminario – lo dice la parola stessa – si semina, si gettano le basi per una crescita, ma lo sviluppo è tutto da vedere. L’attitudine dei partecipanti, le aspettative di ognuno, il background marziale, l’apertura mentale, l’attitudine dell’insegnante, ecc.
Mese: Maggio 2009
Baguazhang in Svezia
13 maggio 2009
Oppure la poesia sul Palo Universale, della famiglia del Guang Ping Yang Tai Chi, che mi è stata fatta conoscere dal maestro Henry Look di San Francisco (vedi articolo sotto Maestri), allievo di Kuo Lienying, allievo di You Pengxi, allievo di Wang Xiangzhai.
Allungare la propria linea
“Perchè sei così arrabbiato?” mi chiese.
Come una spugna
Ricevo come commento e ripubblico come post, perchè mi piace molto quello che Sergio Fanton ha da raccontare sulle arti marziali. Veterano vicentino di Baguazhang e attuale praticante di Aikido (passando per Boxe, Sanda, Wing Chung ed altro), Sergio è una persona libera, che pratica con passione, con concretezza e con intelligenza. Chi ha incrociato le braccia o i guantoni con lui lo sa bene.
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Sono come una spugna strizzata e rimessa in acqua, assorbo tutto ciò che posso, ci lavoro, pratico e mi applico, con il cuore e lo spirito, con la mente valuto e scremo, … lo provo … lo tengo o lo butto? Lo riprovo e ne discuto … Mi piace, allora lo tengo e lo digerisco e … si continua.
Dal primo giorno di pratica ad oggi tutti gli stati d’animo si sono alternati e continuano a farlo, la consapevolezza di fare ciò che mi piace e la vicinanza di persone splendide insieme all’andare comunque avanti non mi hanno fatto pesare in maniera grave tutti questi passaggi, convinto che l’immobilismo non porta a nessuna crescita, e che un’esperienza anche se non completamente soddisfacente mi dà comunque qualcosa.
Altre porte si presenteranno? Schiuderle con spirito gioioso ed entusiasmo, e quando ci saranno momenti d’impasse un sano ritorno alle origini non può farmi che bene, rifugiandomi su ciò che è mio e nessuno mi toglie, per ritrovare il giusto equilibrio e quindi ripartire.
Questa è la mia personalissima visione delle cose, frutto delle mie esperienze, dei miei incontri e delle mie riflessioni … sicuramente non si potrà adattare a chiunque ed in ogni situazione, penso però che provare ne valga la pena … un saluto a tutti e tante buone cose.
Sergio
(Nella foto d’epoca, Sergio Fanton in Sun Shi Baguazhang, Leone)
Gratitudine
Seminario a Linkoping
Tra due settimane sarò di ritorno in Svezia per tenere un seminario di Baguazhang.
La Seconda Porta
Qualche tempo fa ho scritto della Prima Porta, quella che dà l’accesso al Neijia, ed era dedicata ad una persona che sta iniziando il percorso del lavoro interno. Si tratta di una porta non fisica, ma di un processo mentale e psicologico che ha solo due possibilità di risoluzione: o si passa dall’altra parte della porta, o la porta resta chiusa per quella persona.
Il Maestro disse
“ Tutte le forme prefissate sono incapaci di adattarsi o di essere utilizzate. La verità è al di fuori di tutte le vie prefissate ”.
“ Se tu metti sempre limiti a ciò che fai, fisico o altro, questo si propagherà al tuo lavoro e alla tua vita. Non esistono limiti. Ci sono solo livelli, e tu non puoi restare là, devi andare oltre. ”
“ Non ho paura di chi ha praticato 10.000 calci una sola volta, ma ho paura di chi ha praticato un solo calcio 10.000 volte.”
李小龍 Lee Siu Long, alias Bruce Lee
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Ho conosciuto due amici che hanno seguito le orme del Piccolo Drago molto da vicino, facendo del suo “sistema – non sistema” una ricerca costante nella loro vita. Di uno ho perso le tracce dopo che un comune amico è scomparso, l’altro è invece ancora vicino, nonostante la distanza fisica.
Bruce ha lasciato una eredità straordinaria, che ha saputo bucare il tempo, cancellare pregiudizi e farsi apprezzare da fascie di persone completamente diverse. Bruce viene citato quasi come un filosofo o un saggio, persino nelle riviste per donne, nei libri impegnati o nei quotidiani. Tutti dimenticano oggi i pantaloni a zampa di elefante, l’uso dei nunchaku e il clima anni ’70 che circondava i suoi film, tanto deprecati allora.
Stefano Bellomi, rimpianto compagno di cammino, aveva una venerazione per il Piccolo Drago, che nasceva dal suo cammino e dalle sue esperienze. Anche Stefano, come Bruce, ascoltava una voce dentro e puntava a superare costantemente i suoi limiti, i limiti che gli venivano imposti, i limiti di una società che in fondo poco lo rappresentava.
Oggi capisco più profondamente quello che Bruce voleva dire, ma sicuramente non ho capito che la punta di un capello. Occorre semplificare, ottimizzare, limare ogni movimento, ogni atteggiamento, ogni pensiero. Le cose sono davvero più semplici di quello che sembra. L’impegno di insegnare il lavoro interno del Neijia mi ha obbligato a rivedere ancora una volta l’essenza della pratica, e Sergio è sempre un prezioso punto di confronto per rivedere la didattica.
Tra tre settimane sarò in Svezia per il seminario di Baguazhang presso il centro di Paul Silfverstrale, ed ancora una volta la domanda è: cosa è possibile trasmettere – al di là delle chiacchiere – e come è possibile far entrare in due giorni un praticante in questo mondo? La risposta è: semplificare. Questo significa anche togliere quell’ultimo velo di apparenza che la fedeltà ad uno “stile” porta con sè.
Wang Xiangzhai lo diceva bene, e Zhao Daoxin lo ha scritto nella sua celebre intervista: dobbiamo smetterla di “separare” creando stili, esaltando differenze e limitando le abilità con divisioni cervellotiche. Dobbiamo invece cercare con il confronto ciò che funziona, che unisce, che aiuta a migliorare, ogni giorno.
Infatti ho la sensazione che non abbia più senso parlare di differenti stili o verità, ma solo di modi diversi di arrivare allo stesso punto, anche e soprattutto nel Neijia. Davvero, un pugno è un pugno e un calcio è solo un calcio, alla fine. La grande differenza sta nella testa, ma solo quando il corpo è stato preparato a dovere. Occorrono più persone libere, e non replicanti, copie, imitazioni.
Mai come oggi risento nella mia testa le parole di Etienne Decroux, grande maestro di mimo: “I livelli sono tre, in ogni arte: Imitazione, Immedesimazione, Interpretazione”. Fermarsi a imitare non basta, se non entriamo nella cosa non la possiamo capire, ma non la potremo mai davvero usare se non la interpretiamo.
Crescere è un percorso ininterrotto di sbagliare, capire, migliorare, riprovare, sbagliare e così via. Ci vuole coraggio per sbagliare, più facile è non provarci e restare ad imitare. Siamo coraggiosi come lo è stato Bruce?